Gli oggetti più spesso dimenticati
In un sondaggio di qualche mese fa, Lastminute.com ha chiesto agli albergatori italiani quali sono gli oggetti che più spesso vengono dimenticati nelle camere dei loro hotel.
I risultati sono piuttosto familiari a chi lavora in un hotel, che praticamente ogni giorno sa di dover registrare gli oggetti rinvenuti, e predisporre la restituzione ai legittimi proprietari, quando richiesto.
Al primo posto c’è il caricabatteria del telefono cellulare.
Il 29% degli oggetti dimenticati è un caricabatteria, spesso lasciato infilato nella presa di corrente. A seguire nella classifica c’è il pigiama (27%), seguito in terza posizione dallo spazzolino da denti (26%). Seguono poi libri e riviste (9%), abiti (6%) e scarpe (2%), spesso anche spaiate.
Le dimenticanze più curiose sono quelle dei clienti particolarmente sbadati: protesi dentarie (46%), giochi erotici (27%) e parrucche (13%) sono solo alcuni degli oggetti più strani ritrovati nelle camere d’hotel. E forse anche i meno reclamati, per ovvie ragioni di imbarazzo.
Spedire o non spedire?
Conseguenza dell’oggetto dimenticato è quasi sempre la restituzione dello stesso. Pratica a volte seccante, dato che richiede di rintracciare l’oggetto, impacchettarlo, informarsi con Poste e corrieri.
Sul sito di un hotel italiano, 3 stelle, abbiamo trovato un’informazione perentoria e secondo noi piuttosto drastica a riguardo degli oggetti dimenticati: in pratica un chiarimento a priori atto a sollevare l’hotel da qualunque spesa di spedizione, che dovrà essere addebitata al cliente sbadato. Immaginiamo che la nota sia stata scritta a seguito di numerosi episodi costati tempo e denaro allo stesso hotel; ma nonostante capiamo le ragioni dell’albergatore, il sito (che presenta l’hotel, e che quindi dovrebbe dare la misura dell’accoglienza) non ci sembra l’ambiente più adatto a dare una regola ferrea nel caso di una dimenticanza totalmente involontaria.
A nostro avviso, la questione degli oggetti dimenticati è da valutare di volta in volta con attenzione, e facendosi precise domande che approfondiremo in un’altra occasione.
In un sondaggio di qualche mese fa, Lastminute.com ha chiesto agli albergatori italiani quali sono gli oggetti che più spesso vengono dimenticati nelle camere dei loro hotel.
I risultati sono piuttosto familiari a chi lavora in un hotel, che praticamente ogni giorno sa di dover registrare gli oggetti rinvenuti, e predisporre la restituzione ai legittimi proprietari, quando richiesto.
Al primo posto c’è il caricabatteria del telefono cellulare.
Il 29% degli oggetti dimenticati è un caricabatteria, spesso lasciato infilato nella presa di corrente. A seguire nella classifica c’è il pigiama (27%), seguito in terza posizione dallo spazzolino da denti (26%). Seguono poi libri e riviste (9%), abiti (6%) e scarpe (2%), spesso anche spaiate.
Le dimenticanze più curiose sono quelle dei clienti particolarmente sbadati: protesi dentarie (46%), giochi erotici (27%) e parrucche (13%) sono solo alcuni degli oggetti più strani ritrovati nelle camere d’hotel. E forse anche i meno reclamati, per ovvie ragioni di imbarazzo.
Spedire o non spedire?
Conseguenza dell’oggetto dimenticato è quasi sempre la restituzione dello stesso. Pratica a volte seccante, dato che richiede di rintracciare l’oggetto, impacchettarlo, informarsi con Poste e corrieri.
Sul sito di un hotel italiano, 3 stelle, abbiamo trovato un’informazione perentoria e secondo noi piuttosto drastica a riguardo degli oggetti dimenticati: in pratica un chiarimento a priori atto a sollevare l’hotel da qualunque spesa di spedizione, che dovrà essere addebitata al cliente sbadato. Immaginiamo che la nota sia stata scritta a seguito di numerosi episodi costati tempo e denaro allo stesso hotel; ma nonostante capiamo le ragioni dell’albergatore, il sito (che presenta l’hotel, e che quindi dovrebbe dare la misura dell’accoglienza) non ci sembra l’ambiente più adatto a dare una regola ferrea nel caso di una dimenticanza totalmente involontaria.
A nostro avviso, la questione degli oggetti dimenticati è da valutare di volta in volta con attenzione, e facendosi precise domande che approfondiremo in un’altra occasione.